venerdì 16 settembre 2016
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«L’Eucaristia sorgente della missione. Nella tua Misericordia a tutti sei venuto incontro»: su questo tema è chiamata a riflettere la Chiesa italiana nel Congresso eucaristico nazionale che la raduna a Genova, nel cuore del Giubileo straordinario della Misericordia. Grazia su grazia! Nell’argomento scelto si legge l’ansia evangelizzatrice della Chiesa in un mondo invaso da fermenti di neopaganesimo, come pure da un crescente indifferentismo e da un dilagante individualismo che si manifestano nelle tante 'porte chiuse', là dove dovrebbero esserci case accoglienti, nei tanti muri che si innalzano, là dove si dovrebbero costruire ponti. Ma l’Amore non sarà mai sconfitto. A mantenerlo vivo Gesù stesso si è dato nel Sacramento dell’Eucaristia. La sua presenza in questo 'frammento' di pane consacrato è medicina per i cuori spezzati, per le famiglie divise, per la società conflittuale di ogni tempo e luogo. Il Pane di vita divina può riplasmare la povera argilla umana. A tutti, infatti, è venuto incontro il Misericordioso, Colui che, nato Uomo tra gli uomini, è passato per le strade della Palestina beneficando e risanando; a tutti anche oggi viene incontro bussando instancabilmente alla porta dei nostri cuori. Ancora di più: Egli ormai rimane sempre con noi.  Allora folle di poveri lo seguivano, non solo per i miracoli da Lui compiuti ma perché erano attratti dal fascino della sua Persona, dall’autorevolezza della sua Parola, dalla bontà e mitezza del suo comportamento, vedendolo chinarsi misericordioso sulle loro miserie. E noi, oggi, sappiamo riconoscerlo? Instancabile e silenzioso Pellegrino, Egli cammina al nostro fianco, si fa nostro compagno di viaggio sulle strade delle nostre esistenze, ma forse il ritmo serrato e concitato dei nostri impegni, l’ansia del fare, del correre, il 'sovraffollamento' di tanti pensieri, immagini, sentimenti che fanno ressa nei nostri cuori ci impediscono di scorgerlo, come di abbracciare con uno sguardo fraterno le persone che incontriamo, che ci passano accanto, che lavorano con noi e che forse attendono un piccolo aiuto, un semplice sorriso. Ecco, di fronte a questa situazione globale il Congresso di Genova più che un approfondimento teologico o pastorale sull’Eucaristia vuole essere un invito a un nuovo stile di vita, dove il primato sia dato a Dio e non all’'io': uno stile di vita più contemplativo, più pacato, più silenzioso, in cui ci sia tempo per fermarsi, stare in silenzio e adorare, ossia per accostare la bocca del cuore al Cuore divino, per 'respirare Cristo'. Perché ciò avvenga bisogna tenere fisso lo sguardo su Gesù e lasciarsi da Lui attirare nelle sue vie di libertà e di amore. Come ai discepoli di Emmaus, Egli si rende a noi presente nella Sacra Scrittura; bisogna ascoltarla, leggerla, custodirla e attuarla per incontrare Lui, vivere di Lui, acquisire i suoi sentimenti e i suoi pensieri; sentirsi ardere il cuore d’amore per Dio e per i fratelli. Ancora di più, Egli è presente e vivo nel Sacramento dell’Eucaristia. Per continuare a rimanere con noi ha scelto questa realtà sacramentale così povera, umile, quasi insignificante: un frammento di pane, che tanto facilmente nella nostra società consumistica viene sciupato, gettato via. Forse anche noi siamo tra quelli... Eppure sappiamo che milioni di persone muoiono di fame. Fame del pane per la vita del corpo, ma soprattutto fame di quel Pane vivo che è Dio. «O umiltà sublime e sublimità umile - esclamava san Francesco d’Assisi - che il Signore dell’universo e Figlio di Dio abbia a umiliarsi così da nascondersi sotto la piccola figura del pane per la nostra salute! Guardate, fratelli, l’abbassamento di Dio, ed effondete davanti a lui i vostri cuori».  Ecco l’adorazione! Consapevole di avere nell’Eucaristia il suo inestimabile tesoro, la Chiesa non potrà mai rinunciare a circondarla del culto che le è dovuto: l’adorazione. Nel canto eucaristico «Adoro Te devote» è espresso lo stupore per il dono inestimabile di questa presenza sacramentale di Cristo Redentore e mai basterebbero le parole per farne comprendere la grandezza nella apparente piccolezza. Proprio perché gli uomini in precipitosa corsa dietro molte altre cose fuggevoli possano essere fermati e posti davanti all’essenziale, davanti a Colui che è il Signore del tempo e della storia, occorre continuamente ricordare e proclamare che a Lui spetta l’omaggio del tempo, in totale gratuità, come pure l’omaggio di tutto ciò che di più bello esiste nel creato. Del resto proprio nel culto divino e nell’adorazione l’uomo si eleva alla più grande dignità. Il tempo che riserviamo all’Adorazione eucaristica non è certo un tempo sottratto ai nostri impegni, ai nostri doveri di cristiani, di discepoli che vogliono essi stessi diventare 'eucaristia', pane donato per la vita degli altri. Al contrario, prolungate soste o anche solo brevi ma intensi istanti di adorazione davanti al Sacramento, sono momenti preziosi per «più 'imparare' Dio e così divenire certi di Lui, anche se tace, per diventare lieti in Dio», come affermava Benedetto XVI. Questo intimo essere con Dio, questa esperienza di stare in povertà e gratuità alla presenza di Gesù eucaristico, è ciò che ci aiuta anche a vivere più umanamente e pacificamente i rapporti fraterni. Partendo dallo sguardo rivolto a Gesù, dall’adorazione di Lui nell’Ostia consacrata, avremo uno sguardo diverso sul mondo e sulla storia. Nell’Ostia che contempliamo, infatti, incontriamo con Gesù anche tutti i fratelli, la fatica del loro lavoro, le loro sofferenze e la loro solitudine, la loro sete di comunione e il loro desiderio di pace. E possiamo credere che se, nel nostro mondo diviso, sapremo essere noi stessi e vedere gli altri come frammenti di Eucaristia, avremo la gioia di adorare in tutti e in tutto la Presenza di Dio e di irradiarla silenziosamente attorno a noi.
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